Eccoci a parlare dell’ultimo capitolo della saga de Il Signore degli Anelli. Nel mese di luglio ci siamo concentrati molto su questa serie di film in onore dei vent’anni dall’uscita del primo film. Oggi vi raccontiamo tutte le cose che dovreste sapere su Il ritorno del Re.
Il Ritorno del Re: sapevate che…
Anzitutto, sapevate che dal 31 luglio al 4 agosto in alcune sale cinematografiche proietteranno Il Ritorno del Re in 4K? In onore dei vent’anni dall’uscita de Il Signore degli Anelli: La Compagnia dell’Anello, ecco che ora si torna a parlare del terzo film della saga, il capitolo conclusivo.
Un film che fu un tantino stroncato dalla critica all’epoca dell’uscita perché i fan si aspettavano una conclusione meno coerente e più artificiosa. Nonostante ciò, fu una pellicola di enorme successo di pubblico e come spesso accade, proprio grazie al pubblico è diventata un Cult.
Dopo vent’anni se ne analizzano le curiosità e i significati nascosti. In questo articolo ve ne raccontiamo alcuni. Partiamo dal titolo che fu “troppo rivelatore”.
Il Signore degli Anelli che non crea suspense
Al di là che uno avesse o meno letto i libri di Tolkien, a partire da La Compagnia dell’Anello, fino ad arrivare a Il Ritorno del Re, i titoli scelti per i film della saga furono considerati (e lo sono ancora oggi) fin troppo rivelatori.
Infatti, in realtà il romanzo era diviso in 6 parti anziché il 3. Per problemi di tempo e di lunghezza della trama si è deciso di prendere in considerazione la traduzione del secondo dopoguerra, anziché la prima, quella dell’autore stesso dei romanzi.
Questa divisione prevedeva un romanzo in 3 volumi, più breve e facile da editare e smerciare. Se alla fine la storia non avesse avuto successo, gli editori sarebbero rientrati nei costi. Stesso pensiero fu quello dei produttori della saga che quindi si sono attenuti a titoli di questa traduzione più commerciale.
Il Ritorno del Re e il destino di Saruman
Tornando al film ecco una bella curiosità. Chi ha seguito con interesse la saga sa bene l’uscita di scena di Saruman, lo stregone bianco, fu una scelta narrativa piuttosto controversa.
Infatti, nonostante muoia come muore nel libro, nel film muore in un contesto diverso: in cima alla Torre di Orthanc dopo aver dialogato alacremente con Theoden e Gandalf. Nel libro invece riesce a fuggire e mentre assoggetta la Contea è a Frodo che si rivolge con aria di sfida, non a Theoden.
Insomma, dal 2003 i fan di Tolkien sono un po’ in rotta con i produttori e il regista per questa scelta stilistica e ad oggi ancora rimarcano la mancata importanza data al personaggio di Saruman, che nel film ha un ruolo marginale.
Scene aggiunte per creare valenza narrativa
Per dare un tocco più narrativo in termini cinematografici alla saga ne Il Ritorno del Re vennero inserite delle scene che ad oggi vengono addirittura bollate come errori di continuità. Quindi, di fatto la valenza narrativa ricercata dal regista è stata poi con il tempo stroncata.
Un esempio? Non si capiva in sala – e non lo si capisce bene nemmeno oggi che se si riguarda il film – come mai la spada di Aragorn fosse intrisa di sangue nero. Quando venne chiesto agli sceneggiatori la risposta fu che Aragorn aveva appena decapitato la Bocca di Sauron. Di fatto, questa scena, se mai è stata girata, non è stata inserita nello storyboard e quindi ha creato un salto che, per i neofiti, può risultare una mancanza temporale nella storia intera.
Senza perderci troppo in altri esempi, forse la realtà è che Peter Jackson e compari hanno dovuto creare un Cult senza avere a disposizione proprio tutti gli elementi utili alla causa. Per il resto vi lasciamo liberi di decidere se, a distanza di anni, Il Ritorno del Re sia o meno un film da rivedere.